La storia di Romans

Le prime testimonianze storiche di insediamenti nella zona dell’attuale Comune giungono dall'archeologia e dalla toponomastica, dovendo, invece, attendere fino al XII sec. d.c. per ritrovare le prime prove documentali.

La presenza di un’insediamento tipico dell'epoca protostorica è quindi desunta dalla località denominata "Chiastilirs", che ipotizza l'esistenza di un castelliere, ovvero un insediamento fortificato. Altri toponimi risalgono all'epoca romana, (I-IV sec.) con l'individuazione di due distinte località, "Fornace" e "Pradigoi", consistenti probabilmente insediamenti di tipo rurale.
Sotto la dominazione romana il territorio dell'odierno paese era attraversato da un importante strada che collegava la penisola italica con i territori più esterni.

Con il declino dell'impero in Europa, dunque, orde di barbari si dirigono verso l'Italia e anche la nostra zona è attraversata da diverse ondate, la più consistente delle quali è quella dei Longobardi.

Ne dà testimonianza il ritrovamento proprio a Romans, in locaità San Giorgio (in un area attigua al serbatoio idrico, tra le vie Molino e la nuova viabilità tangenziale) di un'importante necropoli di età alto-medioevale, ritenuta dagli esperti una delle più ampie e importanti dell’Italia settentrionale e in gran parte ancora da esplorare.

Le prove documentali (XII secolo in poi), quindi, confermano l'esistenza di diverse ville rurali, in altrettante località, ancora oggi ricordate in toponimi e vie del paese, ovvero "Latina", "Pradigoi", "Raccogliano" e addirittura vi è notizia di una "villa que dicitur Romans", dalla quale deriverebbe il nome dell’attuale capoluogo comunale e del comune stesso.

Proprio da queste ville, con il tempo. È venuto a costituirsi quello che è il nucleo originario del paese.

L'attestazione dell'esistenza attorno alla chiesa di una "Zenta" (1300), tipico dell'era medioevale, avvalla ancor di più l'ipotesi dell'accentramento.

Originariamente sotto la pieve di Versa (grado intermedio tra la chiesa vescovile e quelle rurali), Romans diviene successivamente pieve a causa dell'insalubrità del luogo dell'odierna frazione, come è documentato da un manoscritto del 1644. In questi anni continue esondazioni dei fiumi colpiscono il territorio, che viene pure colpito dal flagello della peste e da ben tre incursioni turche (dal 1472 al 1499).

Per gli anni successivi, le notizie si fanno nuovamente frammentarie a causa della perdita dei documenti contenuti nell'archivio parrocchiale, andato irrimediabilmente distrutto in un incendio nel 1917 e notoriamente fonte privilegiata per la ricostruzione della storia di un paese.

Vengono in aiuto le notizie contenute presso le curie arcivescovili relative alle visite pastorali, che ci illustrano Romans come un "caratteristico centro rurale con un territorio ampio comprendente altre località".

Nel 1615 Romans viene coinvolta nella cosiddetta “guerra di Gradisca”, combattuta tra la Repubblica di Venezia e l'Austria, come base logistica dei veneziani.

Passata sotto l'Austria, nel '700 subisce anche l'occupazione dell'esercito napoleonico che si stabilì in tutto l'isontino fino al 1813, anno in cui torna sotto l'impero asburgico.

E’ in questo periodo che, nel 1834 viene istituita la Fiera di Santa Elisabetta, indetta per il 19 novembre, che ancora oggi si svolge nella domenica di metà novembre ed è la principale festa del paese con il tradizionale mercato.

Sempre sotto l'Austria segue le altalenanti vicende delle guerre d'indipendenza tra l'esercito astroungarico e quello sabaudo (nel 1866 si scontrarono anche a Versa), fino al 1915, anno in cui tutte le nostre terre divengono il fronte del primo conflitto mondiale.
Romans, in particolare, così come i paesi del circondario, funge da retrovie rispetto alle cruenti battaglie che si svolgono sul vicino Carso, ospitando ricoveri per i soldati e ospedali militari per i molti feriti che giungevano dal fronte.

Una testimonianza non certo felice, ma comunque significativa, viene resa nel libro “…” scritto dal medico fiorentino       che operò anche nell’ospedale militare di Romans. 

Passata definitivamente all’Italia, il paese esce sostanzialmente indenne attraverso gli avvenimenti della seconda guerra mondiale.

Dagli anni ‘70 in poi il paese inizia una continua espansione urbana e demografica, per giungere ai giorni nostri, sviluppando, accanto alla tradizione agricola, una prosperosa attività industriale. Nel 2006 la popolazione ha raggiunto e superato quota 3.700 abitanti.