Le frazioni
Due le frazioni del Comune di Romans d'Isonzo, Versa, posta sulla direttrice di collegamento (ss 252) con Palmanova, all'estremità nord-ovest del territorio romanese,e Fratta, posta invece sulla direttrice della viabilità provinciale che conduce a Mariano e Medea, all'etremità nord dell'abitato di Romans.
VERSA (Viarsa)
Il paese è collocato al centro del bacino idrico formato da tre corsi d’acqua, i torrenti Torre (a ovest) Judrio e Versa. Lo Judrio in particolare lambisce l’abitato di Versa da nord-est a sud, svoltando proprio in prossimità dell’abitato, il cui nome, derivando dal latino vertére, significa svolta di un torrente, e ricevendo in quel punto pure le acque dell’omonimo torrente Versa. I primi riferimenti documentali risalgono al 762-763 d.C., che testimoniano l’esistenza della “curte” di Versa, di una piccola circoscrizione territoriale, coincidente presumibilmente con il primo nucleo rurale da cui poi successivamente si svilupperà il paese, attorno a quella che ancor oggi viene individuata come l’antica centa. In quest’ambito centrale venne costruita la prima chiesa, eretta nel medesimo luogo dove sorge l’attuale (quest’ultima consacrata nel 1865 e dedicata a Sant’Andrea), ma di dimensioni più ridotte e orientata con l’altare a nord.La storia di Versa è legata pure a quella della sua pieve, organismo intermedio che aveva la reggenza sulle chiese di Romans, Fratta e Tapogliano. Ma è legata anche al difficile e tormentato rapporto con i corsi d’acqua che la circondano. Lo stesso ruolo di “pieve” nel 1482 passò da Versa a Romans sostanzialmente per ragioni di natura ambientale, legate all’insalubrità del territorio a causa delle periodiche inondazioni che nel corso dei secoli colpivano il centro rurale. Quella delle inondazioni è storia anche recente, considerando che l’ultima esondazione è avvenuta nel 1998, quando buona parte del paese si ritrovò sotto un metro d’acqua, con gravi danni per le abitazioni. Il drammatico evento, che colpì anche la vicina Medea, ebbe se non altro il merito di riaccendere l’attenzione sul problema idrogeologico, attorno al quel negli ultimi hanno si è sviluppata una notevole molte di interventi.
Sul piano artistico, oltre alla chiesa principale, merita senz’altro una visita la graziosa chiesetta della Beata Vergine Lauretana, eretta sul luogo dove sorgeva un ancona votiva e ampliata in diverse fasi costruttive (tutt’ora messe in evidenza dal restauro operato da volontari locali). Al suo interno la impreziosiscono gli stucchi decorativi seicenteschi e l’altare ligneo dedicato a San Rocco, donato nel 1682 dai goriziani a seguito di un’epidemia di peste.
La storia di Versa varca i confini locali per un avvenimento che accadde il 26 luglio 1866 nell’ambito della Terza Guerra d’Indipendenza, quando proprio nei pressi della piccola località si scontrarono l’esercito italiano e quello austriaco, per l’atto conclusivo del conflitto. Di quel fatto oggi resta ricordo in una lapide apposto sulla casa che ospitò il generale La Forest, comandante delle truppe italiane protagoniste di quella battaglia.
Ma anche la stria della letteratura annovera Versa, grazie al poeta Giuseppe Ungaretti, che proprio a Versa, nel 1916, nel corso della sua permanenza da soldato della Prima guerra mondiale, scrisse alcune liriche del "Porto sepolto", divenute poi immortali.
FRATTA (Frata)
L’origine del nome (dal latino Fracta) lascia intendere l’esistenza di un area disboscata o comunque originariamente coperta da macchie e arbusti, non adatta a pascolo, dove questo piccolo borgo rurale si sviluppò. Il primo nucleo venne realizzato attorno ad una piccola chiesa, costruita dove oggi sorge l’attuale edifico religioso dedicato a Santo Stefano e realizzato tra il XII e il XIII secolo.
Ad abbellirlo ed a renderlo artisticamente rilevante sono intervenuti tra il 1450 e il 1475 gli affreschi, in parte oggi ancora visibili, che decorano le pareti interne e raffiguranti scene di vita di Gesu Cristo, oltre agli stucchi attribuiti a Giovanni Pacassi (1700) ed una pala di Antonio Paroli (1700). Altri particolari il tetto in legno con le travature a vista e esternamente il caratteristico campanile a vela, risalente al 1694.
Alcune presenze di famiglie nobiliari sono testimoniate dalla tomba di famiglia Bevilacqua all’interno della stessa chiesa e l’appartenenza nella seconda metà del XVI secolo al feudo dei Conti Strassoldo, la cui casata è ricordata ancora nel nome della denominazione dell’antica casa oggi proprietà Bader e sede dell’omonima azienda agricola.